Happy End 2004 > Lulù
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Lulù è una certosina dolcissima che da cinque anni è l'amore di quattro umani adulti di cui è la padrona. Il 18 luglio tre dei suoi umani sono in vacanza (uno di loro a turno resta con lei per non lasciarla in mani estranee) e lei è sola con me.
Sono le 21, mi chiamano al telefono. Mi trattengono oltre la mia sopportazione. Mentre faccio finta di ascoltare vedo passare Lulù: "dove vai?" le sussurro. Si volta, mi guarda negli occhi come fa sempre, inarca affettuosamente la schiena e a coda ritta va verso altre stanze. Forse in terrazza, dove è abituata ad andare ogni sera prima che la facciamo rientrare per dormire.
Finalmente finisce la telefonata e vado a cercarla. Non riesco a trovarla in nessun posto, ma lei è bravissima a non farsi trovare e la casa è molto grande. Quella sera, per una serie di circostanze, sono molto stanca: non mi reggo più in piedi dal sonno. "Sarà nascosta da qualche parte. Ci vediamo domattina" e per la prima volta in cinque anni vado a letto senza averla prima fisicamente localizzata e messa al sicuro.
Non me lo perdonerò mai.
Alle 4,30 del mattino mi sveglio, vado di nuovo a cercarla. Trovo la lettiera
intatta, il cibo non toccato nella ciotolina. Non può che essere
caduta dalla terrazza! Scendo per strada, la cerco, la chiamo: svanita nel
nulla. Da quel momento per 32 giorni non vivo che per ritrovarla. Dormo
un paio d'ore nel momento più caldo del giorno quando penso che anche
i gatti lo facciano, mangio ogni tanto per ragionamento (ma riesco ancora
a ragionare?) e divento iperattiva.
Attacco 1.500 volantini in tutto il quartiere e oltre, chiamo tutti i veterinari
dell'elenco telefonico, metto avvisi su tutti gli esistenti siti internet,
vado alla sede della Nettezza Urbana ove tengono un registro degli animali
trovati morti per strada, chiedo ogni mattina ai netturbini di zona, mi
rivolgo all'Ufficio Tutela Animali del Comune, alla polizia zoofila, a tutti
i portieri giardinieri addetti alle pulizie della zona, a tutte le gattare
che posso raggiungere cercando dove sono le colonie feline e che mi aiutano
a loro volta a creare un valido tam tam, alle associazioni di anziani. L'unica
persona che dice di aver visto la mia gatta, mi racconta che l'ha vista
zoppicare e che un "barbone" la stava accarezzando. La testimonianza
risulterà infondata, ma sul momento penso che i barboni di solito
vanno nelle stazioni e io abito vicino ad una stazione secondaria. Vado
alla Polizia ferroviaria con il volantino. Una umanissima agente mi promette
di cercare presso tutti i barboni che pernottano lì e di avvertire
anche i colleghi della stazione principale. Forse non è vero, ma
mi consola.
Giro per le strade quasi tutto il giorno a piedi, in bicicletta, faccio
rumori noti a Lulù, la chiamo per nome, verifico ogni segnalazione
anche la più improbabile, entro in giardini privati e pubblici cercando
sotto ogni foglia, litigo con un vecchiaccio che mi stacca i manifestini
e li riattacco in continuazione, sopravvivo a scherzi cattivi e cretini.
Discuto con tutti quelli che mi invitano a smettere le ricerche. I quattro
quotidiani che hanno la cronaca della nostra città escono con un
articolo su Lulù.
A controbilanciare tre o quattro persone meschine e vigliacche, entro in
contatto con un esercito di persone meravigliose che mi aiutano, mi incoraggiano,
piangono con me, sperano con me: di molte non conosco neppure il nome, ma
non le dimenticherò mai.
Dopo un mese comincio a disperare e a non farcela più fisicamente,
ma non mi rassegno nè mi arrendo. Il trentaduesimo giorno dalla scomparsa
di Lulù, una telefonata verso mezzogiorno. Sono i custodi di una
villetta (i cui abitanti sono in vacanza) a neanche 100 mt da casa mia.
Sono scesi per caso in una cantina dove entrano raramente e hanno visto
un gatto che assomiglia a quello del mio volantino. Di corsa!
Ma Lulù è talmente rintanata che non riusciamo a trovarla anche se la cantina è piccola. I custodi, che non abitano lì, devono andare via. Torneranno alle 18 e questa volta Lulù si fa trovare e ritorna finalmente a casa.
È magra, sporca, disidratata, senza voce, ma è viva. Forse mentre cercava di tornare a casa, qualcosa l'ha spaventata si è infilata in una fessura da cui non avrei mai immaginato potesse passare (è il ragionamento che ho fatto passandoci davanti cento volte!) ed è caduta in quella cantina da cui era impossibile uscire.
Non si regge in piedi, ma appena entra in casa, fa "il pane" sul pavimento e fa le fusa. Per 32 giorni non ha mangiato nè bevuto, ha sicuramente sofferto dolori fisici ed ha provato il terrore più assoluto. Beve a dismisura ma non riesce a mangiare. Nella caduta si è rotta il palato.
Dopo 4 giorni di flebo, il suo bravissimo veterinario la sottopone ad un intervento di chirurgia plastica al palato. Dopo tre giorni mangia da sè, ha ripreso un pò di peso e di forze. Ha anche ricominciato un pò a lavarsi. Non vuole andare in terrazza, chiede in continuazione coccole, e quando dorme si sveglia all'improvviso piangendo e guardandosi smarrita attorno. Una carezza e si riaddormenta. Entrambe abbiamo un'estate da dimenticare.
Sonia e Lulù - Firenze (FI), 28 agosto 2004
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