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Happy End 2004 > Tigro



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Foto di Tigro

Tigrò è entrato nella mia vita in una tranquilla e mite sera d'ottobre: un bel grigione striato dagli occhi languidi.
Ero affacciata al balcone di casa mia ed osservavo dall'alto i piccoli randagi che giocavano nel cortile. Si divertivano rincorrendosi, azzuffandosi, inseguendo prede immaginarie. Seguivo con lo sguardo i loro movimenti e Tigrò era intento a fiutare una pallottolina di carta stagnola che lanciava in aria con l'abilità e la maestria di un calciatore.

Ad un tratto un tonfo... uno stridio di freni... mille voci squarcianti, il silenzio della sera. Un atroce sospetto...!

Scesi giù in cortile e con sgomento appurai che Tigrò era stato investito. Cercammo di prenderlo ma ci sembrò subito un'impresa impossibile. Era spaventato e per di più ferito, ma i suoi movimenti erano limitati e lo costringevano a strisciare come un verme. Mi avvicinai e l'agguantai: mi fece saggiare la forza dei suoi canini che affondarono nei miei polpastrelli.

Di nuovo ad inseguirlo fino a quando mia sorella si fece coraggio e lo catturò. Erano le 22,00 ed il mio veterinario aveva da un pezzo chiuso lo studio ed optai quindi per una clinica veterinaria di San Giorgio a Cremano, una cittadina poco distante dalla mia. Qui gli furono diagnosticate varie fratture agli arti ed al bacino ma, tutto sommato, era vivo.
Dopo una degenza di una settimana decisi di portarlo a casa mia dove avrei potuto accudirlo con amore nonostante la gelosia di Fiocco e Tonino (i miei gatti) che non mostrarono grande entusiasmo per il nuovo arrivato. Fu così che Tigrò si riprese: dopo un mese saltava e giocava come prima.

Decidemmo allora, nella prima giornata di sole (dopo alcune di freddo e di pioggia), di riportare Tigrò nel luogo dove era nato ed aveva scorazzato con i fratelli.

Così fu: Tigrò, dapprima disorientato, apprezzò poi quel immenso regalo che era la sua libertà.
Poi per qualche giorno non lo vidi, non veniva più a mangiare al solito posto. Cominciai a preoccuparmi..., nei giorni seguenti di Tigrò neanche l'ombra. Chiesi ai vicini, ma nessuno ne sapeva niente. Cominciarono le mie ricerche, contattai qualche "gattara" del vicinato... Niente!

La mia angoscia cresceva di giorno in giorno, ripetevo continuamente a me stessa che Tigrò non era abbastanza abile da poter condurre una vita da cortile. Continuavo a cercarlo. Negli orari più notturni, nei vicoli più disparati, in compagnia di una scatoletta da utilizzare con la speranza di trovarlo e sfamarlo.

Erano intanto passati 5 giorni ed insieme alla mia disperazione arrivava un gran freddo. Non sapevo cosa fare. Capivo che ci voleva qualcuno che mi consigliasse su come condurre le mie ricerche.
Una notte mi attaccai al computer e, per puro caso, visitando qualche sito animalista, scoprii l'Associazione Animali Persi e Ritrovati. Lessi tutto d'un fiato le notizie riportate, gli appelli, l'happy end, le varie informazioni, i consigli. Divulgai il mio appello ed il giorno seguente mi arrivò una mail dal Team con un consiglio prezioso e confortante: "i gatti in genere non si allontanano più di 500 metri!". Questa notizia mi rincuorò e mi diede la forza di affrontare altri due giorni e due notti di ricerca. Percorrevo chilometri e chilometri ogni giorno, ma non avevo cercato nel posto più probabile: nel cortile!

Tigrò si era rintanato lì, a 200 metri da casa, sotto ad un furgoncino in disuso, un cumulo di ferraglia ammassata! Non era in cattive condizioni fisiche ma solo spaventato e disorientato, nonostante il ricongiungimento con la sua famiglia e, timidamente, ricominciava ad esplorare quel mondo e quel territorio che già conosceva. E quante volte ero passata da lì, chiamandolo ma senza mai ricevere risposta.
Era lì, a pochi passi da me ed era riuscito a nascondersi per una settimana. Una settimana di angosciose ricerche, di notti insonni e disperate e, spesso confortate dalla sola lettura dei casi già avvenuti di ritrovamento. Siamo stati fortunati: la zona in cui viviamo è piena di vicoletti (è un centro storico), ed io non sapevo più dove sbattere la testa!

Ma molto spesso madre natura aiuta questi piccoli randagi dotandoli di tanta tenacia, quella stessa tenacia che occorre dimostrare in questi casi di smarrimento, perché non bisogna dimenticare che gli animali ci insegnano a vivere.

Questa è la storia di Tigrò, un bel grigione striato che non uscirà più dalla mia vita nonostante la nostra convivenza non sia durata più di un mese.

Infinitamente grazie per avermi dato tanto conforto e coraggio. Credevo che sarebbe stato il Natale più brutto della mia vita, dopo quello in cui ho sofferto per la perdita di mio padre. Ma probabilmente anche il mio papà, che adorava i nostri gatti, ha fatto qualcosa da lassù...Vi ringrazio ancora per i consigli che mi avete dato e, quando crederete opportuno, segnalatemi i dispersi nella mia zona. Sarò lieta di aiutare qualcuno, perché questi 5 giorni mi sono sembrati un secolo, immagino chi aspetta notizie da molto più tempo. È un logorio interiore, è una grande sofferenza, è un dolore che non si può raccontare. Mi sono iscritta alla mailing list a tal proposito.

Ancora grazie,

Annamaria e Tigrò - Portici (NA), 30 novembre 2004





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