Happy End 2004 > Yadu
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"Dedicato a chi ci vuole così tanto bene da concederci persino
di coccolarlo" c'era scritto su una rivista, guardo il mio Yadu sdraiato
sul divano e penso quanto sia vero.
La mia storia comincia nel settembre del 2004 quando io e mio marito, dovendoci
assentare per una settimana, decidiamo di affidare il nostro gatto a degli
amici.
Il mio gatto è sempre stato socievole e la colonia di gatti che i
miei amici ospitano nel giardino di casa accoglie bene il nuovo arrivato.
Lo lasciamo lì e andiamo via con quella preoccupazione che sempre
ti assale quando lo lasci in una nuova situazione... e purtroppo succede
che un gatto territoriale del vicinato aggredisca il nostro Yadu e da quel
giorno lui scompare...
Da allora ho perso la mia tranquillità e sono andata a dormire per
30 giorni con l'angoscia nel cuore: Yadu è un gatto che non è
mai stato fuori, che non sa orientarsi negli spazi aperti e che ha così
tanta paura di uscire che quando apro la porta lui scappa dentro e non fuori.
All'inizio lo abbiamo cercato e chiamato dappertutto, di giorno e di notte.
Ricordo il silenzio, poi l'eco della mia voce che lo chiamava, i cani che
disturbati abbaiavano e poi più niente, solo un grande vuoto e un
grande freddo nel cuore. Dopo alcuni giorni di ricerca inutile mi ha preso
lo sconforto e non sapendo più cosa fare ho cercato su internet consigli
per trovarlo ed informazioni sul comportamento di un gatto quando si perde
e si trova lontano dal suo territorio.
È così che ho scritto il mio annuncio di smarrimento e sono
stata quindi contattata dall'Associazione Animali Persi e Ritrovati che
mi ha ridato fiducia, forza e coraggio per proseguire la mia ricerca. Grazie
ai preziosi consigli ho ritrovato la speranza di rivedere il mio Yadu.
Ho realizzato un volantino che ho distribuito nella zona dello smarrimento,
ho parlato con tanta gente del posto ed ho capito che la cosa più
importante per ritrovare il mio gatto era proprio quella di poter contare
sulla loro sensibilità, collaborazione e solidarietà.
Purtroppo ho incontrato però anche tanti stolti che invece di fare
coraggio ripetevano a vanvera i soliti, quanto fasulli luoghi comuni: che
i gatti se la sanno cavare da soli, che sono egoisti, che si affezionano
al territorio e non al padrone, che il destino migliore per il mio gatto
è starsene fuori di casa e che i gatti se vogliono, tornano a casa
da soli. La conclusione di tutte queste belle frasi non vere è che
è meglio abbandonarli, che è inutile cercarli e se non tornano
è perchè sono stati loro a volerlo.
E con aria superiore c'era infine chi sentenziava solennemente: "E
poi, non esageriamo, è solo un gatto, non è mica un essere
umano!"
Se queste persone si limitassero a tacere sarebbe meglio e se non fosse
stato per l'Associazione, quasi ci credevo anch'io...
Il numero dei gatti abbandonati è altissimo, nessuno se ne preoccupa
perchè si dice che se la sanno cavare. Si parla sempre della triste
realtà dei cani abbandonati ma quasi mai di quella dei gatti. Trovo
che questo, in aggiunta a tutto il resto, sia una grande crudeltà.
Inutile dire loro che Yadu è un essere vivente che si è meritato
il mio affetto, tanto chi ragiona così non è in grado di comprendere
ma... sarebbe meglio che cambiasse idea, soprattutto davanti ai fatti che
sicuramente non sono frutto di coincidenze.
Non c'era da meravigliarsi quindi che quando andavo giù di morale
scrivevo o telefonavo a Raffaela, la responsabile dell'Associazione la quale
mi scaldava l'anima e mi spronava ad andare avanti nella ricerca. Ripetevo
a tutti la sua frase: "RITROVARE UN GATTO È FACILISSIMO, PIU'
DI QUANTO SI POSSA CREDERE". Non basta certo volerle le cose ma darsi
da fare ed essere attivi aiuta sicuramente tantissimo!
Dalla finestra di casa mia guardavo il monte Velino, alto, immenso e pensavo
che proprio lì sotto c'era il mio Yadu , cercavo di immaginare quale
potesse essere il suo comportamento di gatto solo e spaventato, mi sforzavo
di pensare alle sue possibili mosse, ai suoi possibili nascondigli per poter
poi elaborare la strategia più idonea. Ho immaginato strategie olfattive,
come lasciare indumenti impregnati di odori a lui familiari o strategie
affettive, come quella di andare in giro con Josephine, la sua micia quasi
fidanzata.
Di tanto in tanto qualcuno mi telefonava pensando di aver visto il mio Yadu,
ma sul posto il gatto che avevano visto mi guardava con aria interrogativa
come a dire: "ma questa che vuole da me?"
Un'altra volta la telefonata riguardava un gatto investito e chiamavano
per un riconoscimento.
No, non era il mio Yadu ma che dispiacere trovare la mia amica con gli occhi
rossi e scoprire che era invece uno dei gatti della colonia dove avevo lasciato
inizialmente lo stesso Yadu.
Ogni volta che mi chiamavano mi sembrava di avercela fatta, mi sembrava
che finalmente Yadu potesse comparire come per incanto da quel vuoto senza
fine in cui mi aveva lasciata ed invece non succedeva mai e un'altra notte
si apriva come una voragine pronta ad accogliere la mia angoscia. In quei
giorni mi addormentavo a fatica, ogni notte un temporale ed io pensavo al
freddo che faceva e all'inverno che si avvicinava. La mattina mi svegliavo
con gli occhi gonfi come se avessi passato tutta la notte a piangere. Ogni
giorno cercavo di reagire, di non farmi prendere dallo sconforto, nutrivo
la mia speranza e la mia fiducia immaginando il momento in cui avrei rivisto
il suo musetto nero e fantasticavo sui nuovi manifesti da affiggere, quelli
con la foto del mio Yadu incorniciato in un cuore indicante "gatto
ritrovato". Per non lasciarmi andare a brutti pensieri cercavo di respirare
in maniera consapevole con un mio personalissimo mantra: inspiro = ho fiducia
di ritrovare Yadu, espiro = ho ritrovato Yadu.
Dopo tanti giorni di ricerca non sapevo più cosa pensare, ho ipotizzato
che forse avendo freddo e fame abbia cercato la simpatia di un umano, questi
vedendolo un bel gattone e avendolo fatto entrare dentro casa, non avesse
più intenzione di restituirlo. Ho aggiunto così sotto ai manifesti
che se per caso qualcuno lo avesse trovato e non avesse intenzione di restituirmelo
che io nulla pretendevo se non la certezza che il mio Yadu stesse bene.
Poi c'è stata una telefonata, dall'altra parte del telefono un signore
mi dice: "ho tra le mani la foto del suo gatto che somiglia tutto ad
un gatto che è entrato nel mio giardino, è un gran gattone,
come segno particolare ha una coda più grande del normale. È
sotto stress ed è molto spaventato".
Un tuffo al cuore, "è lui, è lui!" mi dico.
Mio marito corre sul luogo indicato e lo vede, ma Yadu è così
terrorizzato che non lo riconosce nemmeno. Mi racconta che si è scelto
un luogo pieno di nascondigli: cumuli di macerie, legna, e attrezzi di vario
genere in un cortile di una casa dove i proprietari si assentano spesso
e c'è solo un cane molto anziano che neanche abbaia più. Mi
dice: "sapessi dove si è andato a nascondere. Mai avrei immaginato
che un gattone come lui si potesse nascondere in un posto così stretto".
Per quanto fosse stato impossibile prenderlo, in compenso adesso sapevamo
dove fosse nascosto e se fino a quel momento avevo pensato che bastasse
trovarlo... mi ero sbagliata di grosso!
Raffaela mi ha spiegato che un gatto sotto stress non risponde necessariamente
al richiamo, è così spaventato che occorre riconquistare la
sua fiducia. Così mi sono ritrovata lì, dietro ad un cancello
chiuso e sotto la pioggia a chiamarlo con voce tenera e suadente sperando
che finalmente uscisse da chissà quale buco.
La sera del 17 ottobre la mia amica mi chiama al cellulare dicendomi: "ho
qui il tuo gatto, è chiuso nel garage". Sono corsa lì,
nel garage, Yadu è corso a nascondersi, l'ho chiamato dolcemente
e lui ha tirato fuori prima il musetto incredulo e poi è corso a
strusciarsi a me e a mio marito
A mezzanotte è ritornato a casa, un po' magretto, con l'influenza,
il mal di gola, il pelo corto e la coda "spennata" e, inutile
dirlo, abbiamo dormito tutti di un sonno tranquillo.
Che cosa ha fatto in 1 mese fuori casa? Si è nascosto tutto il tempo,
a pochi metri da dove è scappato, muovendosi come una pantera, cioè
quasi strusciando per terra. Si è mosso probabilmente di notte per
andare a mangiare i biscottini nel giardino della mia amica, quando il gatto
che lo ha aggredito non era nei paraggi. Col freddo e la pioggia che ha
fatto in quei giorni avrebbe dovuto metter un bel pelo lungo da bravo gatto
persiano, invece il suo pelo era corto e la coda spoglia, segno che le sue
energie le ha dovuto impiegare diversamente.
Il fatto di essere un gran fifone è stata una fortuna perchè così si è limitato a cercare un buon nascondiglio senza allontanarsi troppo e senza mettere a repentaglio la sua vita attraversando la strada o andando incontro ad animali selvatici tipo cinghiali e lupi.
Adesso Yadu si sta riprendendo ma si capisce benissimo che quei 30 giorni
sono stati una terribile esperienza. Dallo stress è diventato bulimico
e Raffaela, con cui sono rimasta in contatto, mi ha confermato che può
succedere. La violenza psicologica che un animale subisce quando si è
smarrito è una verità di cui sanno purtroppo ancora in pochi
e a volte gli animali più sensibili si sfogano al loro ritorno a
casa, proprio cercando di mangiare di più fosse anche solo per cancellare
il ricordo della fame.
Adesso però è solo questione di tempo e so che Yadu si riprenderà
perchè, caro il mio gattone... ti vogliamo bene!
Maria, Leonardo, Yadu e Josephine - Avezzano (AQ), 3 novembre 2004
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