Happy Ends > Beatrice
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Da dove cominciare....forse dall'inizio :O)
  
  Ad agosto 2006, come tutti gli anni , abbiamo portato la nostra beniamina
  Beatrice, detta la Beppa, a Sabaudia, dove da 6 anni trascorreva le sue
  vacanze estive. Conosceva il posto e i gatti del Residence ed era sempre
  felice di andarsene in giro libera dietro farfalle e uccellini tra l'erbetta.
  Non abbiamo mai avuto paura di perderla perchè è sempre stata una gattina
  coccolona e ubbidiente. Al mio fischio correva sempre lasciando in sospeso
  i suoi giochi :O) Così eravamo sempre contenti di portarla con noi e vederla
  scorazzare libera e felice in giardino. Tutti gli anni anche il suo amico
  Oz, un bel gatto rosso più giovane di lei, veniva portato al mare in villeggiatura
  e tutte le mattine lui si presentava a casa a prendere Beatrice e uscivano
  insieme. A volte lui si fermava a dormire con lei, anzi con noi, nel lettone
  tutti insieme. Logicamente avvertivamo la famiglia di Oz e loro erano tranquilli.
  
  Il 13 agosto si è allontanata con lui come sempre. Quella sera, però,
  per la prima volta non è tornata a casa a dormire... eravamo un po' spaventati
  io e il mio compagno, ma ci siamo detti: "dopotutto avrà pur diritto
  a farsi un giro notturno in compagnia del suo amico". Siamo andati
  a dormire e la notte è trascorsa agitata. 
  
  La mattina successiva, quando Oz è tornato senza di lei sono immediatamente
  partite le ricerche. Ricerche di tutti i tipi come potete ben immaginare:
  volantinaggio, porta a porta, giri per strade, campagna, pinete, gli anfratti
  più nascosti, appelli ai veterinari della zona... 
  
  Ma più passavano le ore, i giorni, i mesi e più lo sconforto, la rabbia
  e il dolore aumentavano. Il senso di colpa per averla lasciata andare quella
  sera. Sono stati tempi durissimi. Avevamo in mente di aver un bimbo e di
  farlo crescere insieme alla nostra Beppa. Vederla crescere insieme ad un
  amico peloso, litigarsi gli omogeneizzati, i formaggini e il parmigiano
  che alla Beppa piacevano tanto. Invece niente. Il dolore è stato così
  forte che abbiamo rinviato il momento della procreazione. 
  
  Siamo tornati a Roma lasciando il trasportino a Sabaudia. I miei genitori
  sono stati lì anche tutto il mese di settembre e parte di ottobre e noi
  tutti i fine settimana tornavamo sulle sue tracce. Ad ogni minima segnalazione,
  telefonata, avvistamento partivamo ma ogni volta la delusione era grande
  e la ferita, mai chiusa, sanguinava sempre di più. Poi abbiamo conosciuto
  l'APER che fra tutti i siti c'è sembrato il più serio e abbiamo
  così scoperto che non si trattava solo di un sito internet bensì di una
  Associazione e abbiamo conosciuto chi l'ha fondata. Quella sera la responsabile
  mi ha tenuto al telefono un'ora facendomi domande e dandomi consigli: ero
  sbalordita, non voleva niente da noi se non aiutarci. Subito abbiamo capito
  che il microchip avrebbe potuto esserci di enorme aiuto ma lei non lo aveva.
  Possedeva solo un semplice collare con bussolotto con all'interno i suoi
  dati. Non era sufficiente: NON È SUFFICIENTE!!
  
  Ad agosto, comunque il gatto Oz, unico a sapere secondo noi dove poteva
  stare la Beppa, ci ha portati in un posto a 500 metri da casa. Non potevamo
  immaginare che lei fosse arrivata fin lì sia per via del fatto che si doveva
  attraversare la strada, sia perchè non immaginavamo minimamente che potesse
  arrivare in quel posto per noi "lontano". Oz ci aveva portati
  sul lago dove ci sono due ville ben isolate e tra le due ville un albergo
  in costruzione dove c'era un vero e proprio cantiere con operai e forti
  rumori. Ci siamo accorti che in una delle due case c'era una grande colonia
  felina e abbiamo subito pensato potesse essersi unita al gruppo visto che
  era in calore (maledetti noi che non l'avevamo sterilizzata perchè sognavamo
  di poter tenere uno dei suoi figli che le avrebbe fatto compagnia in casa:
  cretini, quante volte ce lo siamo detti!).
  
  Comunque non abbiamo mai cercato nel cantiere perchè troppo rumoroso e
  pensavamo che essendo impaurita si sarebbe rifugiata in un posto più tranquillo.
  
  A dicembre sono rimasta incinta e so che può sembrare strano ma la nostra
  gioia non era una gioia completa. Non dicevamo niente a nessuno perchè
  sapevamo che saremmo stati criticati e che ci avrebbero presi per matti
  ma lei ci mancava tanto. È trascorso l'inverno e durante la gravidanza
  pensavamo "chissà Beppa se avrebbe capito il mio stato interessante,
  chissà quante ronfate e sonnellini avrebbe fatto con me che dormivo in
  continuazione". Ogni temporale ci domandavamo se aveva trovato un rifugio
  sicuro, se avrebbe avuto paura dei tuoni e dei fulmini. Ci guardavamo negli
  occhi e ci capivamo al volo, io e Federico, e cercavamo di rassicurarci
  sempre a vicenda.
  
  Passato l'inverno siamo tornati in vacanza a Sabaudia e tutta la mia famiglia
  vedeva ormai quel posto con occhi diversi. Abbiamo sempre avuto gatti per
  ben 26 anni e adesso non averne più uno era terribile. Nel giardino
  sono sepolte Muschi, vissuta con noi per 18 anni e Birra, morta a 15 anni.
  Ma di Beatrice non ci restava neanche il corpicino. Continuavamo a cercare
  e chiedere in giro. Niente. Solo persone che ci dicevano di lasciare stare,
  che probabilmente era morta o che magari si era fatta prendere da qualcuno
  che se l'era ormai portata a casa. Ma noi testardi cercavamo. Siamo tornati
  alle ville sul lago... il cantiere era diventato un bellissimo albergo di
  lusso.
  
  Ad agosto è nata Francesca, una bellissima bimba simpatica e socievole.
  Volevamo chiamarla Beatrice perchè ci piaceva il nome e perchè ci faceva
  piacere. In molti però ci hanno fatto capire che saremmo stati dei matti
  a farlo e ci guardavano come per dire "questi hanno una figlia e ancora
  pensano al gatto". Ma come potevamo dimenticarla??!! Come si fa???!!!
  
  È passato un altro inverno. 
  
  A giugno di quest'anno ho portato la nostra bimba con me a Sabaudia per
  farle cambiare aria e farla stare all'aperto in giardino. Continuavo a cercare
  con lei nel passeggino ma ormai non dicevamo più niente a nessuno. Martedì
  10 giugno 2008 mio marito legge attraverso la Mailing List di APER la triste
  storia di Milla, una gattina persa nella casa di villeggiatura, ritrovata
  morta di stenti davanti alla stessa casa e del rammarico dei padroni che
  si chiedevano se avessero potuto fare di più per lei. Anch'io leggo la
  stessa storia per puro caso. Si rinnova il nostro profondo dolore e lui
  scrive ad APER per protestare sulla crudeltà della storia. In realtà è
  il suo dolore e la sua sensazione di colpa per non aver ritrovato Beatrice
  che lo spingono a scrivere di getto.
  
  In cambio della sua emotività impulsiva riceve una telefonata in cui la
  responsabile che avevo sentito quasi due anni prima, gli spiega i motivi
  della pubblicazione di certe storie: per invitare le persone a non abbandonare
  le ricerche. Il giorno seguente lei rinnova l'appello per Beatrice sulla
  mailing list. 
  
  Giovedì 12 giugno ero con Francesca alla ricerca di Beatrice come tutti
  i pomeriggi da quando siamo tornate a Sabaudia. Incontro la contadina Ernesta
  che abita in zona e che conosceva la nostra storia da sempre e mi dice di
  andare a vedere in quel albergo dove non eravamo mai stati, se non all'esterno
  chiamandola a voce. 
  Torno di corsa a casa. Lascio Francesca ai miei genitori e senza dire dove
  andavo, comincio a camminare volando. Avevo il cuore in gola. Chiamo mio
  marito. Lo avverto. Mi dice che l'avrei dovuto chiamare dopo aver visto
  il gatto. Era agitatissimo anche lui, poveraccio, e aveva un nodo alla gola
  mentre mi parlava dall'ufficio sentendosi impotente.
  
  Arrivo sul posto e la vedo: è lei, non è lei, sì è
  lei. Madonna che stress. Sono sola, non posso chiedere a mio marito se la
  riconosce o meno. Entro in stato confusionale. Sono agitatissima. Mi dico
  che è lei, mi avvicino sempre di più. È lì e mi guarda spaurita
  con i suoi occhioni belli. Comincia a diluviare ma giuro che non me ne rendo
  neanche conto. A quel punto esce una delle cuoche dell'albergo e mi dice
  di ripararmi. Le chiedo del gatto e lei mi domanda subito se sono io la
  sua padrona perchè tutti lì erano sicuri che si trattava di un gatto domestico.
  Mi dice che mangia e che non ha paura e che le si è affezionata visto che
  la sfama e fa quel che può.
  
  Aggiunge: "Lei la chiami da una parte con il suo nome io dall'altra
  con il nome che le abbiamo dato qui in albergo". Ok. Ma ero sempre
  più sicura, certa, che fosse lei.
  
  Le chiedo: "Come l'avete chiamata?". "FRANCI" mi risponde
  "perchè l'albergo si chiama San Francesco ma lei è una femmina e
  così l'abbiamo ribattezzata Francesca". Comincio a piangere come una
  matta: il nome di mia figlia, il nome di mia figlia. Oddio, mi tremano le
  gambe e il cellulare squilla, squilla, squilla. Era mio marito che voleva
  sapere, che non poteva aspettare la mia telefonata e chiamava. Ma io non
  riuscivo a rispondere. L'abbiamo chiamata io e la cuoca: "Franci",
  "Bea". E lei è venuta da me!!!!
  
  Capite? Mi è venuta incontro e si è fatta prendere, coccolare,
  abbracciare. È sempre dolcissima, affettuosa e fiduciosa. Il giorno
  dopo mio marito mi ha raggiunto a Sabaudia e siamo ritornati tutti insieme
  a casa. Beatrice è entrata nel suo trasportino come se non vedesse l'ora
  di tornare alla sua vita di sempre. L'abbiamo portata dalle sue veterinarie,
  Margherita e Marica, e lei si è fatta fare tutti gli accertamenti senza
  ribellarsi. Sta bene :O) Non ha contratto malattie. Ha solo le orecchie
  piene di acari ma la stiamo curando e alcune pulci che fra poco non ci saranno
  più.
  
  Ora dorme, dorme, dorme. La stiamo curando con tanto amore, coccole e grattini
  e appena si sarà rimessa la faremo sterilizzare e microcippare. Abbiamo
  avvertito subito APER che ci è stata vicino e che ha seguito tutta la storia.
  La responsabile mi ha detto che quando ha saputo la bella notizia da mio
  marito si è sentita come su una giostra al luna park, era incredula, felice
  e con le lacrime agli occhi anche lei. Non finiremo mai di ringraziare tutti,
  soprattutto Sabrina, la cuoca che si è occupata di lei nei periodi in cui
  lavorava in albergo e con la quale siamo in contatto. La contadina Ernesta
  che mi ha dato l'ultima segnalazione, APER che ci ha sostenuti, incoraggiati
  e consigliati e tutti coloro che hanno capito quanto stavamo male per la
  perdita della nostra piccola pelosetta.
  
  Mai perdere le speranze, mai. Bisogna crederci sempre e so come vi sentite
  nel leggere questa storia, voi che siete ancora alla ricerca del vostro
  amico, so che vi sentite lacerati dentro, che vi si strige il cuore e vi
  si gonfiano gli occhi ma dovete crederci e continuare a sperare e cercare
  perchè i miracoli esistono.
  
  Ben tornata a casa Beatrice, ben tornata Beppa :O)
  
  Rosi, Federico, Francesca e, naturalmente, BEATRICE! - Roma (RM), 18 giugno
  2008
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